Cineforum (A)utogestito GENDER BENDER 31/01

Sabato 31 gennaio
ore 20.30
AQUEERITIVO di autofinanziamento
a seguire proiezione v.originale con sottotitoli in italiano.

Vagamente ispirato (ma non tratto) da The Wild Boys: A Book of the Dead di  William Burroughs, in un’alternanza di bianchi e neri a colori acidi che dipingono atmosfere passateci il termine “LaChapelliane”, si sviluppa la storia di Les Garçons sauvages di Bertand Mendico. Definito dalla critica  come un horror Gender Bender…. potrebbe sembrare già figo dire così, ma in realtà è un po’ limitante… Viisto che ci regala, oltre al mistero e a qualche punta horrorifica anche qualche ambigua atmosfera erotica che non fatichiamo a definire POSTPORNO, se proprio dobbiamo definirlo, chiamiamolo pure GENDER FLUID…

Non potevamo proprio non proporlo per cominciare bene l’anno.

E poi quando vi ricapita…

La trama non ve la diciamo ma  vi mettiamo il trailer <3

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27GENNAIO-2FEBBRAIO: SETTIMANA DI AZIONI E MOBILITAZIONI PER LA CHIUSURA DI TUTTI I CPR, PER LA LIBERAZIONE IMMEDIATA DI TUTTE LE PERSONE RINCHIUSE E PER VAKHTANG.

27GENNAIO-2FEBBRAIO: SETTIMANA DI AZIONI E MOBILITAZIONI PER LA CHIUSURA DI TUTTI I CPR, PER LA LIBERAZIONE IMMEDIATA DI TUTTE LE PERSONE RINCHIUSE IN ESSI E PER VAKHTANG.

Vakhtang è stato ammazzato di botte dalle forze dell’ordine all’interno del CPR di Gradisca.

Ce l’hanno raccontato i reclusi, quella stessa notte del 18 gennaio, quando siamo andate sotto le mura del CPR a parlare con loro, avendo saputo della morte di una persona.

Ce l’hanno gridato, chiamandoci e inviandoci video, con il coraggio di chi sapeva che nessun altro, se non loro, avrebbe fatto uscire quello che era realmente successo lì dentro.

La Questura e la Procura hanno fatto di tutto, fin dall’inizio, per liquidare la sua morte: “migrante morto per rissa” titolavano i giornali il giorno seguente alla pubblicazione della prima notizia da parte di Melting Pot.

Siamo riuscite a far uscire quelle voci, come altrove fanno da anni altri solidali, e da tutta Italia tante persone hanno ascoltato le testimonianze e ci hanno creduto. Anche il giorno successivo, domenica 19, siamo tornate in tante davanti al CPR, mentre i detenuti ci chiamavano, sottraendosi ai pestaggi che – ci dicevano – venivano riservati a chiunque parlasse con chi era fuori. Le direttive sembravano chiare: nessuno doveva più riuscire a comunicare con l’esterno. La notte hanno cercato di sequestrare tutti i cellulari, una “bonifica” che la procura ha giustificato “ai fini dell’indagine”. Quella stessa notte, a sorpresa, un deputato ed un avvocato si sono presentati in visita al CPR, trovando le forze dell’ordine in assetto antisommossa che parlavano del sangue presente nella struttura.

La stampa ha iniziato a riportare la versione dei compagni di Vakhtang: per un giorno è uscito che qualcuno diceva fosse stato ammazzato di botte, un “Cucchi” straniero e non in carcere. Prontamente il procuratore ha dichiarato che erano “tutte illazioni” e il 21 alle 4 di mattina sono stati deportati in Egitto, senza che nessuno lo sapesse, i tre compagni di cella di Vakhtang, che erano tra coloro che si erano detti disponibili a testimoniare. Questo è il modo in cui la “procura sta indagando”, come ci dicono i giornali.

Quando la verità di chi aveva assistito è iniziata a filtrare, la stampa ha iniziato a etichettare l’assemblea che sta diffondendo le voci dei reclusi come gruppo di ultras e incitatori di rivolte -come se le rivolte necessitassero d’incitazione dall’esterno-, cercando di delegittimarla. In contemporanea, si sono seguiti molteplici tentativi di minare la credibilità dei reclusi. Vakhtang è stato descritto come violento, tossico e autolesionista, forse sperando che in questo modo l’empatia verso la sua morte si esaurisse. I reclusi in generale sono stati definiti stupratori, spacciatori, criminali.

Vakhtang era una persona, viva, con i propri sogni, rinchiusa in un girone infernale creato da leggi razziste. I reclusi e le recluse in tutti i CPR d’Italia sono persone, rinchiuse dentro lager esclusivamente per non avere i documenti in regola.

Nei CPR in Italia ci sono alcune centinaia di persone e non sempre la reclusione si conclude con la deportazione, spesso le persone vengono liberate con un “foglio di via” che le costringe a vivere in stato di clandestinità.

Le persone deportate, invece, si ritrovano costrette nel loro Paese d’origine senza la possibilità di tornare in Italia, dove hanno vita e affetti, ricondotte al punto di partenza di un viaggio terrificante già affrontato. La minaccia della deportazione è la più grande che una persona non comunitaria possa ricevere: i CPR, teatri di abusi e peggiori delle carceri, servono a rendere reale quella minaccia. Tutto ciò è utile affinché le persone debbano accettare condizioni di lavoro disumane, pur di mantenere un contratto, vincolato al permesso di soggiorno.

La legalità farà il suo corso, perché delle persone vi si dedicheranno, e forse un giorno qualcuno sarà giudicato colpevole. Adesso, però, spetta a noi non permettere che l’omicidio di Vakhtang passi sotto silenzio e fare il possibile perché tutti i CPR chiudano per sempre.

Incoraggiate dalla risposta solidale ricevuta da tutta Italia, lanciamo una chiamata per una settimana di azioni e mobilitazioni per la chiusura di tutti i Cpr, per la liberazione immediata delle persone rinchiuse in essi e per Vakhtang.

Invitiamo quindi tutti i singoli, le assemblee, i gruppi, le associazioni, le organizzazioni, i comitati a fare il possibile verso lo stesso obbiettivo. Convinti che ognuno possa esprimere la sua rabbia e il suo dissenso nel modo che ritiene opportuno, pensiamo ora sia il momento di farlo.

Che chiunque si organizzi nel luogo dove vive. Facciamo in modo che questi luoghi infernali chiudano.

-se volete inviare le iniziative o azioni per ricapitolarle in un futuro potete scrivere a : nocprnofrontieretrieste@riseup.net

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Lettera di un detenuto del carcere di Udine

Riceviamo con richiesta di diffusione

Dopo la lettera firmata da 92 detenuti del carcere di Udine ( https://roundrobin.info /2019/12/lettera-dei-detenuti-del-carcere-di-udine/ ), abbiamo ricevuto una nuova lettera-denuncia delle condizioni di prigionia in questa galera. Vi chiediamo di darne
diffusione più ampia possibile.

Assemblea permanente contro il carcere e la repressione – gennaio 2020
Udine, il 9.01.2020

Egregia Associazione Senza Sbarre,
Chi vi scrive è il diretto interessato alla quale vi ha inviato l’ultima lettera con firma di  poco più della metà dei detenuti, che la stessa struttura detiene. Vi ho messo a conoscenza di un po’ tutte le situazioni che questa struttura nasconde. Io sono tenuto in ostaggio in questa struttura da un sistema sanitario che non funziona. Sono gravemente malato (…) E qua dentro non mi curano ed anche oscurano e fanno sparire tutte le mie documentazioni interne alla quale, mi sono successe rimanendo buttato per terra nelle cellette primo ingresso mentre se la ridevano e dottore si beveva con tutta calma il caffè alle macchinette.
A più detenuti come me hanno anche sbagliato somministrandoci, a nostra insaputa, al momento del dolore, psicofarmaci. Non sono tossico, non bevo e non fumo. Ho una famiglia e una casa. Non sono uno sprovveduto. I miei legali stanno provvedendo per la mia situazione ma vorrei che mi aiutasse anche la vostra associazione, mettendo a conoscenza le mie gravi condizioni. Complice di questo orribile situazione anche il magistrato di sorveglianza Mariangela Cunial che a quelli come me che le chiedevano aiuto poi chi si è impiccato, chi poi morto di tumore, per non essere stato preso in  considerazione. Purtroppo qua dentro non sono molti ad impegnarsi a lottare
contro gli abusi che subiamo tutti i giorni. Vi prego, aiutatemi, mettete in ginocchio questo sistema, io necessito di una dieta che qua dentro non mi viene data, mangio solo con con i miei soldi perché anche con documentazione clinica non mi viene data la mia dieta alimentare. La direzione ha anche sospeso per un periodo due assistenti che quando si trovano loro in cucina riescono a farmi avere ogni tanto un hamburger e qualche
coscia di pollo. Ma solo quando ci sono loro, una volta al mese. La direttrice non è presente, neanche sappiamo come si chiama, mai vista, propria come la vecchia
direzione Iannucci (attualmente la direttrice risulta essere Tiziana Paolini, direttrice reggente che è anche direttrice titolare del carcere di Belluno, ndr). Ispettori e dirigenti di alto grado che minacciano i detenuti, la matricola che non funziona e per lo più non invia istanze che i detenuti con impegno scrivono, abusi su abusi. L’area sanitaria gestita dalla dottoressa Bravo che copre tutti gli errori che commettono la dottoressa e il dottore Massimiliano. Mi dovete aiutare pubblicando ogni abuso su quotidiani, in tv ed anche in visione ad alte cariche politiche. La gente continua a morire, gente come me che non può ribellarsi perché ha paura di essere isolata e mandata in altra struttura lontano dai propri affetti. L’area educativa non funziona. La dottoressa, se così vogliamo chiamare Emanuela Rota, continua ad ingannare e impaurire i detenuti della fascia più debole facendo brutte relazioni, non vere. Ragazzi calpestati da ogni tipo di maltrattamento da parte della stessa.
Lo stesso per lo psicologo dott. Oddo Aurelio. Persona meschina che in collaborazione con le alte cariche della struttura interna e del magistrato indicato, cambia le relazioni scrivendo tutt’altro di quello che noi diciamo. Le aule dove si frequentano corsi minoritari sono prive di riscaldamento al punto di ammalarci. Scarafaggi e altri insetti che fuoriescono dai bagni e lavabi e antibagno delle celle, corridoi ed ascensori dove passano con il carrello vitto. Passano anche con sacchi della spazzatura. Gravi problematiche idrauliche. Maltrattamenti ai detenuti da parte di più assistenti, il capo posto Santino
addetto alla mof (movimentazione ordinaria dei fabbricati, ndr) che dà schiaffi a detenuti deboli e se parlano è peggio. Celle e stanze dove si conserva un congelatore girano scarafaggi, un bidone d’immondizia sporco maleodorante, un mocio per le pulizie sezione nero e sporco di ogni cosa. Dove anche un’infermeria sporca e piena di muffa. Alcuni farmaci scaduti. Vi prego aiutatemi, fate valere la dignità di noi detenuti, non ho ucciso nessuno. Ma loro si stanno uccidendo me e tanti altri come me. Se, per favore, qualora pubblicherete questa mia, se potete inviarmi copia di pubblicazione in ogni sito così da avere e dare conferma ai detenuti della vostra collaborazione così da renderci partecipi, e collaboratori di ulteriore grido di aiuto perché solo aumentando gli aiuti possiamo ottenere maggiori aiuto. Puntate sull’area sanitaria perché le povere mamme aspettano i figli a casa, e si ritrovano a ricevere telefonate che il proprio figlio è morto. Se pubblicate, inviatemi copia di dove lo pubblicate così da poter qua dentro fare vedere la realtà. Perché noi non abbiamo possibilità quanto meno non tutti di vedere pubblicato sui media il  vostro aiuto e non tutti hanno famiglia. Quindi sono io che con la vostra copia pubblicata che mi invierete, anche se pubblicherete sul Messaggero Veneto. Attendo in merito senza peccare di presunzione un vostro riscontro. Con la lettera e messa scritta più  correttamente e la copia di quella che pubblicherete. Scrivendomi anche sotto in quante testate e d’associazioni è stata pubblicata.

Grazie di cuore
Cordiali saluti
Firma

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GEOGRAFIGA Venerdì 24 Gennaio

Venerdì 24 Gennaio ritorniamo con l’ormai classico appuntamento con la Geografiga*: un momento di condivisione di saperi ed esperienze dedicato alla nostra salute.

Questa volta parleremo di Endometriosi e Adenomiosi: sgradevoli compagne della vita di una donna legate al ciclo mestruale, spesso invalidanti, poco conosciute e di frequente sottovalutate.

Si tratterà di un approfondimento delle patologie di genere più aggressive e al contempo più subdole, tra diagnosi, sintomatologia, impatto sociale e diritti.

Ci vediamo dalle ore 21:00 alla Laboratori@TransFemmQueer in Via de Rubeis 43

*Rimandiamo al link del nostro primo appuntamento per la spiegazione sulla scelta non casuale del termine.

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VAKHTANG ENUKIDZE È STATO AMMAZZATO DI BOTTE DALLE FORZE DELL’ORDINE DENTRO IL CPR.

OGGI MANIFESTAZIONE PARTENZA ALLE 14:30 PUNTUALI DAL PARCHEGGIO AL LATO DEL CPR.

AGGIORNAMENTI:
Ieri, nella necessità di diffondere la manifestazione di solidarietà il
prima possibile siamo riusciti a riportare solo una prima ricostruzione
parziale di ciò che era successo. Qui gli aggiornamenti ottenuti tramite
le testimonianze dei compagni di prigionia, che ci hanno chiesto di
diffondere le loro parole oltre quelle mura [su facebook e sulla pagina
web potete trovare l’audio]:

———————————————————————————————————–

È inizio settimana, Vakhtang non trova il telefono, non vuole tornare in
cella, resiste, viene picchiato finché non ne può più. Viene buttato in
cella, nella rabbia prende un ferro in mano e si fa male allo stomaco.
Dopo viene portato in infermeria, non più di una ventina di minuti,
torna e si mette a dormire, forse per i farmaci. Raccontano che il suo
corpo era rosso dai lividi delle manganellate.

Il giorno dopo si sveglia, aveva accettato di essere estradato e
riportato in Georgia, i compagni di prigionia dicono che gli fosse stato
detto di fare le valigie per partire. Alle 20 però torna.

Sta presumibilmente due giorni nel CPR, sta male, per le manganellate e
per il colpo nello stomaco, chiede aiuto senza essere soccorso.

Allora comincia a gridare, arriva la polizia che chiede a un suo
compagno di cella di collaborare passandogli fuori un ferro. Quando V.
lo vede aiutarli si arrabbia e i due iniziano a litigare, allora la
polizia entra e in otto accerchiano V., iniziano a picchiarlo a sangue,
si buttano su di lui con forza finché non lo fanno cadere e sbatte la
testa contro il muro.

Lo bloccano con i piedi, sul collo e sulla schiena, lo ammanettano e lo
portano via. “Lo stavano tirando con le manette come un cane, non puoi
neanche capire, questo davanti a noi tutti” ci ha spiegato un altro suo
compagno recluso.

Non dicono più niente a nessuno, raccontano agli altri detenuti che lo
stanno processando. Poi ieri qualcuno origlia una conversazione e scopre
che è morto. I compagni avvisano la moglie a casa, lei chiama il CPR e
nessuno le risponde.

Vakhtang è stato ammazzato di botte dalle guardie del CPR

https://nofrontierefvg.noblogs.org/
https://www.facebook.com/nocprfvg/

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NEL CPR DI GRADISCA SI MUORE. DOMANI 19 GENNAIO, H. 14.30 A GRADISCA

CONTRO TUTTI I CPR

ALLE 14.30 PUNTUALI A GRADISCA, SULLA SR305,  ALL’ALTEZZA DEL CENTRO COMMERCIALE “LA FORTEZZA”

V. E., di trentasette anni, georgiano, è morto nel Cpr di Gradisca d’Isonzo (GO), a un mese esatto dalla sua apertura.

Un gruppo di solidali si è trovato stasera sotto il Cpr  ed è riuscito a comunicare con i reclusi. Le persone rinchiuse hanno negato che ci sia stata una rissa tra di loro, come invece riportano i giornali.

Questo è quello che in realtà succedeva ieri all’interno del CPR:

A GRADISCA SI MUORE: SAPPIAMO CHI È STATO

Negli ultimi giorni V.E. si era fatto male allo stomaco, con un ferro, in circostanze che non ci sono ancora chiare. Le voci dei suoi compagni reclusi ci dicono che ieri otto poliziotti in tenuta antisommossa l’avevano raggiunto nella sua cella e l’avevano accerchiato. Lui era caduto, sbattendo la testa. A quel punto, dei poliziotti gli avevano messo i piedi sul collo e sulla schiena e l’avevano portato via ammanettato.

Poi è morto. La sua morte non è stata comunicata ai compagni reclusi, che ne sono comunque venuti a conoscenza e che ora ripetono che V.E. ha subito violenze da parte delle forze dell’ordine.

Domani ci troviamo per mostrare la nostra solidarietà a chi è rinchiuso nel lager di Gradisca e sta subendo la violenza della repressione mista al dolore della morte di un compagno.

DI CPR SI E’MORTI, SI MUORE E SI CONTINUERA’ A MORIRE FINCHE’ NON VERRANNO TUTTI ABBATTUTI

LIBERE TUTTE! LIBERI TUTTI!

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Ultime dal lager di Gradisca

A questo link un piccolo aggiornamento su quanto accaduto dopo il corteo davanti al CPR di Gradisca di sabato 11/01/2020

Ultime dal lager di Gradisca

TUTTE LIBERE/TUTTI LIBERI
A FUOCO CPR E GALERE!

 

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11/01 ore 21.00 La punk spiegata alla nonna di e con FiloSottile

SABATO 11 gennaio 2020
alla Laborarori(A)utogestita
ore 21.00

LA PUNK SPIEGATA ALLA NONNA

spettacolino spiritista e transitorio
di e con Filo Sottile

Esiste una filosofia, una modalità di vita che spinge le persone a contrapporsi alle leggi scritte, alle norme non scritte, alle consuetudini, alle convenzioni, ai principi imposti e assoluti, al più becero realismo. È una filosofia antica e ha avuto tanti nomi. Noi la chiamiamo la punk.
La punk spiegata alla nonna è una seduta medianica in cui una reietta, una non-persona di questo mondo, prova a raccontarsi a una non-persona migrata all’altro mondo, con i soli mezzi a sua disposizione: parole tumultuose, strumenti poveri, melodie straccione.
(Bassa fedeltà, alta vegetalità, cazzimma punk garantite!).

Il poster! feat. Laboratorio Zanna Dura

Filomena “Filo” Sottile (Rivoli, 1978) da oltre vent’anni porta sui palchi parole e canzoni. Ha scritto spettacoli, un romanzo, un po’ di racconti disseminati in rete e su antologie cartacee, una raccolta di poesie eroticomiche troppo poco queer perché se ne vanti in giro e articoli su piante, viandanze, immaginario, transizioni di genere, questioni No Tav. Fa parte di Alpinismo Molotov.

La punk spiegata alla nonna è un monologo con inserti urlati, cantati e suonati. In scena c’è la performer, un leggio, due sgabelli, l’ukulele.

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11/01 ore 14.00 GRADISCA-HA APERTO UN LAGER – PORTIAMO SOLIDARIETÀ AI RECLUSI-

 

più info: https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2019/12/31/sabato-11-gennaio-h-1400-manifestazione/

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29/12 Condivisione di saperi e riappropriazione di tecniche: LEGATORIA

Chiudiamo l’anno con il terzo appuntamento dedicato alla condivisione di saperi e riappropriazione di tecniche, con l’augurio di EMANCIPARSI DALLA DELEGA anche per quelle piccole cose, che crediamo insignificanti (come fare una zine che non perda fogli a destra e manca).

In più alla Laboratori(A), ormai lo sapete, ci piace sempre imparare cose nuove QUINDI

Domenica 29 ore 16.00 (puntualiiii!)
LABORATORIO DI LEGATORIA,
Pomeriggio artigiano con ago, carta e filo per cucire insieme scritti, disegni, schizzi e pagine ancora da riempire!

Realizzeremo un quaderno in stile giapponese e sperimenteremo qualche altro metodo di rilegatura a filo esposto.

Porta: la carta per le pagine e quella per la copertina, mentre il resto lo troverai da noi.

Per poter essere seguit* al meglio, però, il laboratorio sarà a numero chiuso, perciò facci sapere se verrai!

E, sia per chi parteciperà, che per chi no: dalle ore 19. 00 Buffet di autofinanziamento, vegano come al solito.

Sostieni questo spazio autogestito, libero, bello e a cui vuoi tanto bene!”

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Lettera dei detenuti dal carcere di via spalato a Udine

Riceviamo la richiesta di diffusione di questa lettera scritta da 92 detenuti nel carcere di via spalato a Udine
FUOCO A GALERE E CPR! SOLIDARIETA’ AI DETENUTI!

Buongiorno, come “Assemblea permanente contro il carcere e la repressione” abbiamo ricevuto alla nostra casella postale (Associazione “Senza Sbarre” c.p. 129 – 34121 Trieste Centro) la lettera firmata da novantadue detenuti del carcere di Udine che segue, nella quale vengono denunciate le gravissime carenze dal punto di vista sanitario, educativo e di assistenza psicologica.
Vi preghiamo di diffonderla via web e/o via carta stampata.

Assemblea permanente contro il carcere e la repressione – dicembre 2019
liberetutti@autistiche.org”

RECLAMO AVVERSO LA DIREZIONE

L’AREA EDUCATIVA E SANITARIA

Noi detenuti dell’istituto penitenziario di Udine, mettiamo in evidenza con questa nostra fatti molto gravi, che ha la stessa struttura ne è afflitta.

Parliamo anche riguardo la direzione che non è presente, nella stessa struttura. Poi di psicologi dott. Emanuela Rota.

Nello specifico: le difficoltà che noi tutti detenuti abbiamo, nell’avere incontri privati all’interno della struttura.

In quanto gli stessi operatori la quale ne facciamo riferimento in nostre numerose richieste fatte in normale domandina 353, e con ulteriori solleciti anche fatti dagli stessi assistenti dei piani, ma senza mai avere nessun riscontro e risposta, ai nostri continui reclami,

Lo stesso con la direttrice dott.ssa Iannucci, che noi detenuti vediamo solo al momento di richiami disciplinari. In quanto la direzione dovrebbe essere presente almeno una volta ogni mese e fare visita ad ogni piano e vedere e chiedere se ci sono dei problemi e anche doversi chiedere essendo la responsabile dell’istituto di pena quali sono i problemi che nella stessa struttura detiene e di problemi seri, in questa struttura ce ne sono molti. “E anche gravi” sopratutto partiamo dall’area sanitaria qua parliamo della dirigente sanitaria e gli stessi dottori che ne fanno parte. Che non corrispondono alle adeguate norme.

Vengono sbagliate le terapie, non veniamo soccorsi nei momenti di bisogno. Non rispettano le norme vigenti di pulizia. Non sono coerenti con i fatti. Il medico che ti visita attraverso internet guardando il problema che hai, consultando google per poi darti una tachipirina per ogni problema.

Detenuti che hanno gravi problemi di salute che non vengono chiamati in infermeria neanche al momento che ti segni. Persone affette da stomia e devono aspettare di ritirare le proprie sacche alle 21 di sera dalla mattina che li chiede.

Persone che gli vengono sbagliati i farmaci.

Dottori che istigano detenuti. Muri con muffa sporchi. Un area sanitaria non a norma di nulla infatti ci sono molte querele alla stessa. Ma nessuno prende dei veri provvedimenti in merito.

Gente che muore perché non soccorsa perché anche gli orari infermieristici non coprono le 24 h.

Da lunedì al sabato dalle 9 alle 12.30 poi dalle 15 alle 21.La domenica chissà…

Dottori che per un male di stomaco ti danno paracetamolo ecc. c’è anche altro..

Anche la direzione dovrebbe rendersi responsabile di tutto queste cose che accadono anche gravi, nell’istituto. Alla quale degenerano tutto il sistema e la stessa struttura.

Per poi parlare di una educatrice dott.ssa Emanuela Rota, che rallenta tutto il sistema dell’istituto carcerario ed anche rallenta i nostri legali, perché non rispetta i diritti e doveri di ogni detenuto anche dal fatto di permessi e sintesi. Perché quando poi dopo mesi e mesi abbiamo la fortuna di essere chiamati succede che al posto di trattare dei nostri argomenti, parla dei suoi problemi famigliari.

L’educatrice è in dovere di svolgere il suo lavoro perché è di tale fondamentale la sua partecipazione alla nostra vita nell’istituto.

E purtroppo noi tutti siamo stanchi, stufi, afflitti da sofferenza e indignazione per tutto queste cose, tutto perché abbiamo un area educativa assente e non, funzionante. E vorremmo che le nostre voci di aiuto si farebbero sentire, e non cestinate. Come sempre! Lo stesso è avverso anche la parte pscologa che è di maggior importanza e fondamentale nell’istituto.

E parliamo del dott. Oddo Aurelio che nella struttura è invisibile che anche lo stesso non risponde a nessuna, nostra domandina che ci vede qualche ora al primo ingresso se si ha la fortuna e poi basta.

Che anche riesce a fare delle sintesi con solo 1 ora che ti ha visto. Ma relazioni di argomenti mai discussi con lo stesso. Inoltre noi detenuti vorremmo capire con quale criterio lavori! “Non si capisce che ce lo spieghi” infatti molti detenuti lamentano la sua assenza persone che non vengono chiamati anche in un lungo periodo di mesi 6. Tutto questo risulta inconcepibile e non rispetta i diritti dei detenuti, e i giusti criteri vigenti. Di questi “pseudo educatori, psicologi”. Che con questo loro fare non fanno altro, che rallentare, ritardare il tutto. Le relazioni che sono, di vitale e fondamentale importanza per tutti noi reclusi.

Perché grazie a queste il tutto avrebbe un percorso, più veloce con i nostri legali e con gli enti esterni,

Assistenti sociali; u.e.p.e; s.e.r.t.; ecc ecc.

Noi chiediamo a voce alta aiuto a persone responsabili, che abbiano la piena consapevolezza di avere voglia di fare e rispettare la propria dignità di noi detenuti.

E non di schiacciarci sotto i piedi solo perché noi essendo in carcere siamo fuori dal mondo esterno.

Vi chiediamo di non cestinare la nostra sofferenza nel ribellarci per i nostri doveri. E dimostrare che questa nostra petizione sia dimostrabile a fatti non a parole.

Se voi associazione vi interessate da molti anni di tutte le problematiche dei detenuti allora fate si che questa nostra venga letta e messa in atto. Dimostrando che non venga cestinata. Perché ci sono le firme di tutti noi detenuti. Che urliamo aiuto!

Li il 11/11/2019

In fede tutti i detenuti del cc di via Spalato

Udine.

Aiutateci per favore

Seguono firme di 92 detenuti.

 

 

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Mercatino Liberatutt* – scambio dono e baratto DOMENICA 22 dalle 16.00

In controtendenza a tutte le trovate capitalistiche stile black friday,
all’acquisto compulsivo su amazon che condanna i/le lavoratricx della
logistica ai lavori forzati per i nostri vizi e capricci da soddisfare
entro 24 ore possibilmente (ma non era l’attesa del piacere essa stessa
il piacere?) a tutta la filiera del produci-consuma-crepa… diamoci un taglio con un momento di condivisione, scambio e dono e pure
solidarietà, partecipando e costruendo insieme il nostro primo mercatino della laboratori(A)utogestita.

 

Domenica 22 a partire dalle ore 16.00 in via de rubeis
scambio baratto dono, un mercatino dell’usato libero dal denaro.

Ma come funziona?
Porta quello di cui ti vorresti liberare, vestiti libri soprammobili, cianfrusaglie varie che proprio non puoi più guardare e scambiali o regalali a qualcun* che durante il mercatino si prenderà così bene che non potrà farne a meno.
Non si vende e non si compra mi raccomando!

Al termine della giornata quello che non sei riuscit* a dar via torna a casa con te!

Ci sono tavoli ma se ne hai uno portalo che non si sa mai.
Se hai musica da proporre portala.

Ognun* si organizzerà il proprio banchetto, l’ambiente sarà allietato da della simpatica musica, te tisane caffè dolcezze vegane ed ad un angolo per la creazione di attacchi d’arte per sfogare un po’ di creatività e dare un nuovo look a vecchie spille, barattoli e chi più ne ha più ne metta, con l’aiuto del nostro amatissimo  collage!

Qualsiasi abbigliamento ed espressione di sè è gradita, anzi incentivata
alla Laboratori(A), vieni come vuoi e con chi vuoi.
tieni presente che quando diciamo
NO RAZZISMO NO SESSISMO NO FASCISMO NO OMO-TRANSFOBIA
SI GOOD VIBES
LO INTENDIAMO DAVVERO quindi NO DISCUSSIONI!

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Il ritorno della GEOGRAFIGA venerdì 13!!!

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CONTRO LA GOGNA MEDIATICA – SOLIDARIETÀ A CHI PARLAVA E A CHI C’ERA

Sabato 16 novembre si è svolto un presidio davanti al carcere di Trieste, per comunicare con le persone detenute e manifestare contrarietà alle strutture di detenzione totale. Tante e tanti di noi quel giorno erano presenti.

La società è spinta a non riflettere sulle cause che portano alle detenzioni e le carceri vengono generalmente percepite come contenitori di persone pericolose per la nostra incolumità. I dati ci dicono invece che questi luoghi sono affollati da persone che socialmente “valgono” poco, e che in molti casi sono giudicate colpevoli di reati minori. Le testimonianze ci raccontano che le carceri sono luoghi terrificanti, in cui si viene private di libertà, aria e amore e dove gli abusi da parte delle guardie delle strutture sono all’ordine del giorno. Luoghi così non hanno spazio nel mondo per cui lottiamo.

Il carcere del Coroneo è una struttura sovraffollata, dove solo nell’ultimo anno sono morte due persone in modo sospetto, tra cui un ragazzo di 21 anni. Queste morti sono state liquidate rapidamente dalle testate locali e nemmeno citate dalle testate nazionali. Il presidio di sabato scorso ha trovato invece ampio spazio sui giornali, dopo che l’assessore Roberti ha condiviso il video di un intervento, esponendo chi l’aveva letto al microfono a un linciaggio mediatico. Vi invitiamo ad ascoltare quelle parole.

Quell’intervento rimarca che la sparatoria che ha portato all’uccisione dei due poliziotti è un dramma sociale, non un dramma di Stato, e ricorda che tutte le vite sono uguali. Ragiona su come le morti di Riccardo Rasman ucciso nel 2006, Alina Bonar Diaciuk nel 2012 o Pedro Greco nel 1985 non abbiano portato alle stesse commemorazioni, nonostante fosse coinvolta anche in quei casi la polizia di Trieste. Si domanda perché non è nato lo stesso sconforto sui giornali per la morte sul lavoro di Roberto Bassin in porto a settembre o per le morti che stanno avvenendo lungo i confini o in carcere. Si chiede se queste morti non meritino lo stesso dolore e la stessa rabbia.

Noi ci riconosciamo nei ragionamenti proposti in queste parole. L’intervento dà poi un’opinione sulla funzione politica del lavoro della polizia e sulla decisione di svolgere quel lavoro.

Pensiamo non si debba aver paura di parlare di questi temi e che sia gravissimo che chi ha avuto il coraggio di parlarne alle persone detenute stia subendo una gogna mediatica. Purtroppo conosciamo bene la tecnica del linciaggio mediatico, utilizzata sempre più spesso dagli esponenti di alcuni partiti, in particolare contro le donne o contro certe aree politiche.

Noi crediamo che quel tentativo di linciaggio mediatico non avrebbe dovuto essere rilanciato dai giornali. Crediamo che questo tipo di giornalismo morboso abbia forti responsabilità nella catastrofe umana che ci circonda, lo vediamo qui, lo vediamo con la retorica del clandestino che ci invade o con gli stupri che valgono la pena di essere raccontati solo se commessi da persone non comunitarie. Crediamo sia ora di pensare a come porre fine a questo tipo di giornalismo.

Siamo solidali con chi era al presidio di sabato 16 e con chi ha parlato.

Se toccano una, toccano tutte!

Trieste Antifascista – Antirazzista
No Cpr e no frontiere – FVG
Collettivo Tilt – Resistenze Autonome Precarie
Comitato- BDS (boycotta disinvesti sanziona) Israele Trieste
Sinistra Anticapitalista FVG
Affinità Libertarie

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UDINE 23/11 (RI)prendiamoci la strada

Riceviamo , inoltriamo e supportiamo!

Coordinamenta Transfemminista di Udine
(RI)PRENDIAMOCI LA STRADA!
CORTEO a UDINE
SABATO 23 novembre 2019
Ritrovo e partenza alle 17.30 piazza della repubblica

Desideros* di ripetere la potente esperienza dell’anno scorso, in
occasione della giornata per l’eliminazione della violenza patriarcale e
ciseteronormata sulle donne, riportiamo a Udine il corteo “Prendiamoci
la strada”: per dire basta ai femminicidi e alla violenza di genere, per
affermare la nostra autodeterminazione, solidarietà e diritto
all’autodifesa.

Esattamente come il precedente, anche questo corteo è apartitico, ma
dichiaratamente antirazzista, antifascista, antisessista e costruito dal
basso, direttamente da chi vi partecipa. È completamente
auto-organizzato, senza sponsor, interventi istituzionali o deleghe di
qualsiasi tipo. Per questo motivo chiediamo un’adesione individuale e
non “a nome di” e che bandiere e simboli di partiti e sindacati vengano
lasciati a casa.
Rispettate le nostre decisioni e l’identità dal basso di questo corteo.

Inoltre nel corteo non saranno accettati atteggiamenti oppressivi e
prevaricatori. Le dinamiche di potere (che sono di matrice patriarcale)
sono quelle che il gruppo vuole smantellare con questa piazza.

La manifestazione è aperta a persone che si rispecchiano in qualsiasi
genere, orientamento sessuale e identità e che ritengono una priorità la
lotta alla violenza contro le donne, alla violenza eteropatriarcale,
all’eterosessualità obbligatoria e al binarismo di genere.

Si partirà da Via Roma (fronte Stazione), luogo simbolo di
strumentalizzazioni politiche liberticide (come l’istituzione delle
ronde l’anno scorso o il coprifuoco ai negozi del quartiere) e sempre
più spesso stigmatizzato dai media come luogo del “diverso”, quindi
disdicevole e pericoloso. Il ritrovo è fissato per le ore 17:30

Ecco i punti della nostra chiamata

• Scendiamo in piazza contro le politiche oscurantiste che le
istituzioni non si stancano mai di attuare. Rivendichiamo la libertà di
autodeterminarci e di praticare l’autodifesa, rigettando il ruolo di
vittime che la cultura sessista delle istituzioni ci vuole cucire addosso.

• Udine non è una città pericolosa o violenta. Le strade sicure le
facciamo noi che le viviamo, non vigilanti armati, pubblici o privati.
Rifiutiamo il patriarcato che ci vuole chiuse in casa (dove avviene la
maggior parte degli abusi e femminicidi).

• Denunciamo le politiche securitarie che strumentalizzano la violenza
di genere per criminalizzare l’”altro”, “lo straniero” per rafforzare il
suprematismo e il razzismo, per occultare il denominatore comune di
tutte le culture – il dominio maschile -, per imporre un controllo
fascista e identitario sulle nostre vite. Per noi la città è sicura
quando si cura con: benessere individuale e comune, socialità,
condivisione, welfare, mobilità, comunità e qualità della vita.

• Contestiamo il “Decreto Sicurezza bis”, sia per quanto riguarda i suoi
interventi in fatto di immigrazione, che per il tentativo da parte dello
Stato di eliminare, tramite questo strumento, qualsiasi manifestazione
del dissenso, inasprendo le pene per chiunque porti nelle strade forme
di protesta non accettabili per il Potere.

• Riportiamo all’attenzione pubblica la situazione regionale dei Lager
di Stato, ricordando sia il CPR che sta per essere aperto a Gradisca,
sia la Cavarzerani, situata qui a Udine: strutture che, dietro termini
tranquillizzanti come “accoglienza” o “rimpatrio”, nascondono in realtà
situazioni di violenza e soprusi. La loro esistenza non fa altro che
rafforzare lo stesso sistema di potere che noi combattiamo. Ogni volta
che vengono stabiliti confini da non oltrepassare (che siano tra Stati o
identità), si mina la libertà delle persone. Noi vogliamo invece che
tutt* siano liber* di transitare tra generi e confini!

• Rigettiamo il ciseteropatriarcato che ci vuole costrett* in
orientamenti, ruoli ed espressioni di genere fisse. Ognun* deve essere
liber*! Liber* di amare chi vuole, vestire come preferisce,
socializzarsi nella maniera che l* fa sentire più a proprio agio; tutt*
hanno infatti il diritto vedere utilizzati il proprio nome e pronomi di
elezione e, soprattutto, devono sempre sentirsi sicur* di poterlo fare!
Esprimiamo a tale proposito solidarietà verso tutte le vittime di
violenza transfobica morte quest’anno a causa di questo sistema oppressivo.

• Riteniamo essenziale prestare attenzione alle frange più deboli e
quindi più facilmente oppresse o dimenticate nel limbo del silenzio
generale: supportiamo pertanto le rivendicazioni delle persone
transgender e sex workers, l’autodeterminazione di ognun* sul proprio
corpo e lavoro nonché il diritto di ognun* a essere rispettat* in quanto
persona.

• Combattiamo il Potere in tutte le forme di oppressione con cui si
esprime e che si riflettono non solo sulle persone e le loro vite, ma
anche sull’ambiente che ci circonda. Siamo consapevoli che il sistema
capitalista che sta divorando il nostro pianeta e che tenta di
soffocarci in tutti i modi è un prodotto del Patriarcato e lottiamo per
la sua distruzione.

• Esprimiamo solidarietà a tutte le sorelle e compagne (curde,
sudamericane, ecc…) che in questo momento stanno affrontando in prima
persona gli stupri di guerra, uno strumento ampiamente utilizzato dal
patriarcato, atto di tortura volto ad annientre qualsiasi opposizione.

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30/11 Cena sociale d’Autunno

Il frutto più arancione dopo l’arancia
(WOW!)

L’ortaggio più versatile dopo la patata (SLURP!)

Ecco la protagonista della nostra prossima CENA DI AUTOFINANZIAMENTO:

LA ZUCCA!  

Seconda a nessuno (tranne, appunto, ad arancia e patata -quindi facciamo che è terza, ecco) e signora indiscussa dell’autunno.

Se siete pront* per una serata gourmettissima, non potete mancare

Sabato 30 Novembre dalle ore 20.00
in Via De Rubeis 43 a Udine.

Menù: ottimo e 100% vegan.

Bonus: sostegno alle attività della LaboratoriAutogestita; socialità con bella gente in uno spazio pieno di buone vibre e libero da fascismo, sessismo, transomofobia e razzismo.

Extra bonus: se non finiscono subitissimo perché sono deliziose, avrete la possibilità di assaggiare le birre artigianali specialità della casa!

Quindi che aspettate? Prenotatevi scrivendoci ad affinitalibertarie[chiocciola]inventati.org. (Ma, se vi piace il brivido di non sapere se troverete da mangiare oppure no, NON scriveteci, eh!)

(Funghi, foglie, ghiande e bacche dall’aspetto sospetto non incluse nelle pietanze)

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17/11 LA GUERRA DELLE FORESTE. Diggers, lotte per la terra, utopie comunitarie

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Presentazione di Guerra alla Natura – GIOVEDì 31 OTTOBRE 20.30

Il testo si concentra sugli sviluppi delle cosiddette biotecnologie verdi, ovvero quelle forme di ingegneria genetica pensate e sviluppate per l’applicazione in ambito agricolo e zootecnico, quindi alimentare.

E’ certamente una semplificazione e una forzatura, in quanto siamo ben consapevoli che i confini tra biotecnologie agricole, biotecnologie industriali e biotecnologie mediche sono sempre più sfumati: le tecnologie sono spesso le stesse che vengono applicate nei più svariati ambiti. I grandi attori in campo, ovvero le multinazionali che detengono le redini a livello mondiale della maggior parte dei brevetti delle sementi, dei composti chimici usati in agricoltura e dei farmaci per la salute umana sono i noti colossi dell’agro-chimico-farmaceutica, attivi sia nell’ambito della salute che in quello dell’alimentazione. Gli sviluppi in un campo di ricerca vanno ad alimentare le appicazioni in un altro campo e viceversa. E le malattie che un’agricoltura sempre più industriale e artificiosa contribuisce a creare, vanno poi ad alimentare il ricco business delle terapie mediche, anche biotecnologiche.

Gli sviluppi scientifici in questi campi sono alla base di una vera e propria ristrutturazione del sistema capitalista tecno-industriale che da un alto poggia sulla convergenza delle “scienze della vita” (nanotecnologie, neuroscienze, biologia sintetica) e dall’altro sulla progressiva digitalizzazione e robotizzazione dei processi industriali, anche nel campo dell’agricoltura e dell’allevamento.

Tutto possibile grazie alla scienza moderna, che fornendo ad esso nuovi strumenti di dominio è sempre al servizio del potere. La visione meccanicista della natura oggi si allarga all’intera società, con l’ideazione di sempre nuovi dispositivi di sorveglianza e di manipolazione di massa.

Il libro propone una critica radicale a tutto questo, concentrandosi sulle nuove frontiere degli OGM, dichiarati e mascherati, e sulle ultime frontiere dell’allevamento intensivo, dal potenziamento dei mangimi alla manipolazione genetica degli animali stessi.

 

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Donne delinquenti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, rivoltose, tarantolate.

 

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Reading Teatrale: COME UNA LUCE CHE SI ACCESE

SABATO 12 OTTOBRE in via de rubeis 43, udine
ORE 20.00 Buffet Vegan di autofinanziamento
a seguire (21.00/21.30 circa)
reading teatrale del MIRLI PACETTI CIRCUS

COME UNA LUCE CHE SI ACCESE

Pioniere e rivoluzionarie: donne anarchiche in Spagna (1931-1975)

COME UNA LUCE CHE SI ACCESE è un racconto corale femminile che narra il coinvolgimento di undici donne libertarie nella guerra e rivoluzione sociale spagnola e nella lotta contro il franchismo, dagli anni ’30 fino al 1975.

È un reading che intreccia alle testimonianze raccolte dalla storica catalana Eulàlia Vega nel saggio Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna 1931-1975 (Zero in condotta, 2017) alcuni canti popolari e sociali dell’epoca e una canzone inedita. Sullo sfondo dei racconti, una dettagliata narrazione storica degli avvenimenti evocati in prima persona e la proiezione di immagini d’epoca.

Le donne intervistate provengono tutte dal ceto popolare, sono donne lavoratrici che sentendo l’urgenza di partecipare al cambiamento sociale in atto, si impegnano a tutto tondo in una rivoluzione a partire da sé stesse, dalla visione di sé nel mondo e nelle relazioni. E così facendo mettono profondamente in discussione il ruolo fino ad allora assegnato al loro genere, sia nella sfera pubblica che in quella privata, anticipando molte caratteristiche e tematiche del femminismo dei decenni successivi. La loro attualità sta nelle sperimentazioni concrete di una diversa modalità di vita, nel rifiuto della gerarchia, nella costruzione di una rete femminile in grado di abbattere la doppia oppressione cui erano sottoposte, ovvero il sistema patriarcale e quello fascista/franchista.

Perché oggi la proposta di un lavoro teatrale su questo argomento? La storia ha dimostrato e continua a dimostrare che tutte le conquiste delle donne sono sempre passibili di feroce e violenta messa in discussione, e che i corpi delle donne sono il terreno su cui si scontrano le peggiori ideologie liberticide. Raccontare le storie delle donne che ci hanno precedute e preceduti significa per noi fare un uso attivo della memoria, in grado agire sul presente per modificarlo, consapevoli che noi siamo figlie e figli e nipoti di queste donne, e che dalle loro esperienze possiamo attingere con forza spunto di pensiero e azione.

MIRLI PACETTI CIRCUS sono:
Adriana Giacchetti / Chiara Minca / Gianluca Paciucci / Massimo Serli

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