CINEFORUM (A)UTOGESTITO

I film che abbiamo proiettato, proposto e discusso, divisi per tematica:

DIY/AUTOGESTIONE

Noise and Resistance (2011)
di Francesca Araiza Andrade, Julia Ostertag + info

Un viaggio attraverso l’Europa dell’autogestione, delle occupazioni, dei collettivi anarchici, delle distro di controinformazione, del queer, dei festival e delle band politicizzate, dall’Inghilterra alla Russia, dalla Svezia alla Spagna passando attraverso la Germania…

Nel mio riflesso il tuo movimento (2013)
di Dalila Missero e Caterina Shanta

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Il documentario racconta – tramite immagini d’epoca – la storia di due fratelli, che tra mobilitazioni studentesche, sperimentazioni, musica ed impegno politico vivono, ognuno a suo modo, la Torino del 1968.
Liberamente tratto dalla vera storia di Dario e Mauro Missero

Mai più vivere come schiavi (2013)
di Yannis Youlontas +infoLingua originale, sottotitoli a cura di Affinità Libertarie

Un mormorio che sale dalle catacombe greche dell’Europa attraversa il continente devastato: “Non viviamo mai più da schiavi” (in greco si pronuncia “Na min zisoume san douli”).Sui muri delle città e sulle rocce delle campagne, sui cartelloni vuoti o “deturnati”, sulla stampa alternativa e nelle radio ribelli, nei centri sociali occupati e autogestiti che si moltiplicano… questo, giorno dopo giorno, è lo slogan diffuso dalla resistenza greca che ci invita a riprendere in coro, insieme a lei, le melodie della pellicola

Una grande boccata d’aria fresca, di entusiasmo e di utopie in cammino, venuta dal mare Egeo.

CARCERE

Barrura begiratzeko leihoak (2012)
di Josu Martinez, Txaber Larreategi, Mireia Gabilondo, Enara Goikoetxea, Eneko Olasagasti  + info

Cinque registi ritraggono cinque prigionier* politic* basch*. Una giovane donna conta i giorni rimanenti prima di essere arrestata. Un uomo torna in libertà dopo 17 anni di carcere. Una madre registra ogni conversazione telefonica che ha avuto con la figlia imprigionata su 125 cassette. Un intellettuale, docente di giornalismo, cerca di trovare se stesso nella solitudine della sua cella. Un ex leader di ETA torna in contatto con un caro amico di gioventù, ora regista. Cinque sguardi per raccontare la vita delle persone dietro le sbarre, dietro gli eventi, dietro i titoli dei giornali.

Carandiru (2003)
di Hector Babenco

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Carandiru, la prigione piú grande del Brasile, il potere è in mano ad assassini, stupratori e drogati. Ma il giorno della rivolta 300 poliziotti fecero irruzione nel carcere uccidendo 111 detenuti disarmati. La storia vera del massacro di Carandiru nell’ottobre del 1992.

IMMIGRAZIONE

Mama Illegal (2011)
di Ed Moschitz + info
Lingua originale, sottotitoli a cura di Affinità Libertarie

Aurica, Raia e Natasa sono tre delle tante donne e madri provenienti da un piccolo villaggio in Moldavia, che mettono a rischio le proprie vite per raggiungere clandestinamente l’ Europa dell’ Ovest in cerca di lavoro come badanti o donne delle pulizie.
Separate dai propri figli e figlie ancora in tenere età e dalle famiglie per un tempo indeterminato arrivano in Italia e in Austria dove sono costrette a condurre una vita clandestina fatta di lavoro duro, paura di venir scoperte e quindi senza nessun diritto base (come l’assistenza sanitaria) e dove sono costrette a rimanere con la speranza di ottenere prima o poi le carte per vivere alla luce del sole come tutt* ma soprattutto per tornare a casa.
Il desiderio di un futuro più luminoso e una vita migliore ha un caro prezzo: dopo tutti questi anni il ritorno a casa, quando avviene, è diverso dalle aspettative.

Il rifugio (2012)
di Luca Cusani

Nel giugno 2011, 116 profughi provenienti dalla Libia sono stati trasferiti in un hotel disabitato sulle Alpi a 1800 metri di altezza. Per mesi hanno vissuto in completo isolamento nell’attesa che venisse riconosciuto il loro status di rifugiati.
Questo documentario racconta la loro vita sospesa tra sogni e aspettative deluse.

La fortuna mi salverà (2012)
di Alexandra D’Onofrio


A Torino il centro di identificazione e espulsione (Cie) non passa inosservato. É piantato in mezzo a un perimetro di condomini. Centinaia di torinesi ogni mattina si affacciano dai loro balconi sulle gabbie e maledicono il giorno in cui la prigione ha rovinato la reputazione del quartiere. Abderrahim sui balconi invece ci sale per salutare dall’alto gli ex compagni di cella. Dopo essersi fatto cinque mesi al Cie, gli sono rimasti più amici dentro che fuori. E per loro cerca di fare il possibile. Li intervista dai microfoni di una radio locale, gli porta la spesa, partecipa ai presidi contro il Cie. Nella speranza che non vengano espulsi, ma che come Amir, Hassan e Mahmoud siano rilasciati, aspettando tempi migliori. “La fortuna mi salverà” fa parte della raccolta “La vita che non CIE. Tre corti sui centri di identificazione e espulsione”.

“Sui bordi. Dove finisce il mare” ( IT  2013)
di Francesca Cogni

Sui Bordi unisce animazione, filmati d’archivio, immagini e voci tratte da youtube. Il desiderio, lo sforzo, la volontà è quella di raccontare una storia che si ripete da 20 anni, quotidianamente: la migrazione dal Sud del mondo verso la Fortezza Europa e soprattutto verso l’isola di Lampedusa; varco di ingresso e luogo della retorica dell’invasione. Un cortometraggio che procede “per accumulo di appunti visivi e frammenti di intenzione filmica”. Una struttura aperta che per volontà stessa della regista spinge lo spettatore a interrogarsi, per individuare una sua posizione etica tra i discorsi. Il tutto con la volontà di trovare una voce personale. La regista ha dichiarato: “Non è stato facile trovare una forma: l’urgenza del discorso si scontrava con la volontà di non prendere la parola al posto degli altri, di cercare un modo di raccontare che fosse esplicitamente personale”.

ANIMAZIONI

Porco Rosso (1992)
di Hayao Miyazaki

Italia, periodo tra le due guerre mondiali. Un misterioso pilota di aerei dalle sembianze di maiale, detto Porco Rosso, è il terrore dei pirati del Mare Adriatico, almeno finché questi non si affidano all’americano Curtis, avventuriero spavaldo che sfida Porco Rosso a duello.
Quello che a prima vista potrebbe apparire come uno dei lavori più scanzonati del maestro dell’anime giapponese, come fosse girato per ingannare il tempo tra un’epopea e l’altra, è al contrario la perfetta cartina di tornasole per cogliere alcuni temi portanti della poetica di Miyazaki. Sotto le vesti del divertissement, infatti, ecco spuntare il lato più politico e libertario del regista nipponico, incarnato nell’anarchico escapismo di Porco Rosso, eroe senza tetto né legge, solitario come un ronin errante, che rifiuta ogni forma di omologazione. Su tutte quella fascista del regime che avanza, infestando la (sua) bella Italia (“meglio porco che fascista” è una delle frasi-cardine del film) e fagocitandone le diversità. (+ info)

Free Jimmy (2006)
di Christopher Nielsen
Lingua originale, sottotitoli a cura di Affinità Libertarie

“Four stoners, five vegans, three mobsters, four hunters and a million reasons to free one junkie elephant.” (+ info)

CULT

Decoder
di Klaus Maeck, Muscha

Decoder è un film tedesco del 1984 scritto e diretta da Klaus Maeck e Muscha basato sugli scritti di William S. Burroughs.
“F.M. è un hacker che scopre che nei locali della multinazionale H-Burger viene diffusa “Muzak”, una musica che condiziona i comportamenti dei clienti riducendoli a una massa acritica di pecore. Non tollerando più questo comportamento decide di decodificarla creando una antiMuzak diffondendola tra gli stessi locali, producendo reazioni violente di ribellione. F.M. viene indagato dai servizi segreti per questa rivolta. I personaggi del film sono avvolti da scene acide e visionarie dove il conscio e l’inconscio si combinano in un solo campo unitario. La trama e l’azione si perdono in una sorta di noir, dal sapore di muffa perso in luoghi fatiscenti ricchi di bizzarri auspici. “

Altra recensione dal sito Verifica Incerta:
“Decoder” (1984) un noir cyberpunk

Essi vivono (They Live)
di John Carpenter (1988)

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Tratto dal racconto Eight O’Clock in the Morning di Ray Nelson del 1963 è un film che cela nella sua trama fantascientifica horror una riflessione sul controllo e il potere manipolativo dei mass media sulle masse e una feroce critica alla società consumistica dell’epoca (non che adesso..)
Arrivato a Los Angeles in cerca di lavoro,John Nada si rifugia in un campo di baracche occupato dai senzatetto, che viene presto sgomberato dalla polizia. Durante la fuga ritrova una scatola piena di occhiali da sole che una volta indossati fanno vedere una realtà bianco/nera molto diversa… i cartelloni pubblicitari nascondono messaggi subliminali e non tutte le persone sono esseri umani bensì degli alieni che vogliono prendere il controllo…

Jubilee (1978)di Derek Jarman + info

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Veniamo proiettati nel futuro-presente (il 1977, l’anno del Giubileo della regina) attraverso uno slittamento al passato, Elisabetta I chiede all’alchimista John Dee di vedere il futuro del suo regno. La Gran Bretagna brucia in un delirio post-atomico e quasi post-umano, dove conosciamo folli bande di teppisti, tra cui spiccano la ballerina Amyl Nitrate (Jordan), alle prese con la riscrittura della storia d’Inghilterra e la sua amica teppista Maddie (Toyah Willcox), con qualche velleità da piromane. Nel loro appartamento vivono anche due fratelli bisessuali che si amano tra loro, una pazza ninfomane di nome Crabs, un’assassina masochista ed una ragazza alla pari transessuale chiamata Chaos. Sono le donne a mandare avanti le passioni, dalla poesia al balletto, mentre gli uomini sono troppo concentrati nel successo e nello show business (incarnato dal controverso discografico Borgia, una sorta di burattinaio border line). La colonna sonora, curata niente meno che da Brian Eno, annovera pezzi di celebri protagonisti della punk-new wave inglese come Siouxsie and the Banshees, i Chelsea, The Slits. Un giovane Adam Ant (non ancora pop star), interpreta il personaggio di The Kid, un giovanotto punk che pensa solo alla sua musica ed al successo, ma finirà ucciso con gli altri ragazzi dell’appartamento in un raid della polizia. Ci penseranno quindi Amyl e le altre ragazze a vendicarli, senza darsi tregua. Solo dopo che la vendetta sarà compiuta
troveranno la forza di piangere i loro amici….
Tratto da Verifica Incerta: “Jubilee il punk-film di Derek Jarman

MUSICA

Crossing the Bridge – The sound of Istanbul (2005)
di Fatih Akin

Alexandre Hacke membro degli Einsturzende Neubauten ci fa da Cicerone, ripercorrendo quello che fu il suo viaggio di ricerca per la composizione della colonna sonora de La sposa Turca (sempre di Akin).
“Le emozioni, i rumori, i colori di una metropoli che segna non il confine ma l’incontro di Oriente e Occidente, e soprattutto le sue melodie perché, recita Confucio, “quando arrivi in un luogo e vuoi comprenderlo, ascolta la musica che vi si suona”.

Indebito (2013)
di Antonello Segre

Il documentario racconta le difficoltà della Grecia a seguito della crisi finanziaria, utilizzando musicisti di rebetiko delle città di Atene e Salonicco. Il rebetiko è una musica di disperazione, nata a seguito dell’esilio del popolo greco dopo la sconfitta nella guerra greco-turca degli anni venti del ‘900. Il rebetiko è pilastro della cultura musicale greca, come lo è il tango è per gli argentini, il fado per i portoghesi e il blues per gli americani.

LAVORO/NON LAVORO

Risorse Umane Resources humaines (1999)
di Laurent Cantet

Il film (Resources humaines; Regia e sceneggiatura di Laurent Cantet, 1999) racconta la storia del giovane laureato Franck (Jalil Lespert), che ritorna alla sua città natale in Normandia per fare uno stage manageriale nel reparto “risorse umane” della fabbrica in cui il padre lavora come saldatore da 23 anni.
È stata da poco varata in Francia la legge che prevede la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore, una misura che (in teoria) dovrebbe aumentare l’occupazione.
Il giovane è in un primo tempo elogiato, sia dagli amici che dai parenti, per la “scalata sociale” che sta realizzando, con il passaggio da figlio di operaio a futuro manager, ma ben presto…

Rosetta (1999)
di Jean-Pierre e Luc Dardenne

Un film che in Belgio è diventato un simbolo della disoccupazione. Alcune città le hanno dedicato statue a simboleggiare la lotta contro il lavoro precario e la disoccupazione giovanile. Nelle manifestazioni sindacali nell’anno del film, si urlava “Siamo tutti Rosetta”
Rosetta è un’onesta e povera ragazza sedicenne che vive insieme alla madre alcolista in un misero accampamento di roulotte alla periferia di Liegi. L’esistenza di Rosetta è una continua lotta alla sopravvivenza, una dura reazione agli eventi sfavorevoli e infelici che le capitano: i licenziamenti immotivati, le ingiustizie subite, la povertà. La sua intenzione è aiutare la madre ad uscire dalla dipendenza dall’alcool e sistemarsi, per entrambe queste ragioni rifiuta di lavorare in nero che lei non considera un “lavoro vero”[…]

LOTTE POPOLARI

Plogoff! Pietre contro fucili (1981)
di Nicole e Félix Le Garrec
Lingua originale, sottotitoli italiano

1978, in seguito alla crisi petrolifera, il governo francese decide di dare il via al suo ambizioso progetto di centrali nucleari. Tra i vari siti selezionati dal governo, vi è un paesino di 2.300 abitanti sulla punta nord della Bretagna: Plogoff. È un villaggio di pescatori e pastori dove il panorama delle onde che si infrangono sulle scogliere del capo toglie il respiro. Ma una volta che EDF (l’ENEL francese) ha già diffuso le planimetrie e iniziato i rilievi per la realizzazione della centrale…. ecco l’inatteso…
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#Notav #Sabotaggio: un granello di sabbia contro la rassegnazione…

(dalla presentazione) Lucio, Francesco e Graziano sono processati, con rito abbreviato, per lo stesso episodio per il quale Chiara, Claudio Niccolò e Mattia sono stati assolti dall’accusa di terrorismo il 17 dicembre 2014. La sentenza è arrivata oggi 27 maggio: 2 anni e 10 mesi, una pena spropositata. In questo video abbiamo raccolto i passaggi più significativi del processo in Assise, testimonianze ed evidenze che dimostrano che “non volevano far male alle persone”, come rilevato durante un’intercettazione che la stessa procura considera “attendibile”. Fu un’azione di sabotaggio.
E , come Chiara, “ne siamo fieri e felici.”

Per il video vai QUI

TERRA E LIBERTA’

Genuino Clandestino – Resistenze contadine (2011)
di Nicola Angrisano, InsuTv

“Movimento di Resistenze Contadine” – Decine di coltivatori, allevatori, pastori e artigiani si uniscono nell’attacco alle logiche economiche e alle regole di mercato cucite sull’agroindustria, per difendere la libera lavorazione dei prodotti, l’agricoltura contadina, l’immenso patrimonio di saperi e sapori della terra.Da questa rete nasce la campagna “Genuino Clandestino”, con donne e uomini da ogni parte d’Italia che si autorganizzano in nuove forme di resistenza contadina.
Mentre la burocrazia bandisce dal mercato migliaia di piccoli produttori, il consumatore continua a subire, spesso inconsapevolmente, modelli di produzione del tutto inadeguati a garantire genuinità ed affidabilità dei cibi.
Attraverso il lavoro, le situazioni e le voci dei contadini “clandestini”, insu^tv racconta questa campagna, semplice nel suo messaggio, ma determinata nelle sue forme, insieme alle implicazioni in materia di democrazia del cibo, sviluppo economico, salvaguardia dell’ambiente e accesso alla terra.

Resistenze Contadine (2014)
di Jonathan Nossiter

Dalle Marche alla Toscana, dall’Emilia Romagna al Piemonte, quattro storie diverse unite da un unico e profondo amore: quello per la propria terra. Dieci anni dopo “Mondovino”, Jonathan Nossiter torna a raccontare la bevanda alcolica più antica del mondo, questa volta attraverso la voce di Corrado, Giovanna, Elena e Stefano, quattro vignaioli naturali che hanno deciso di ribellarsi alle regole di un ordine economico e politico che non salvaguarda la biodiversità e la tipicità ma, anzi, appiattisce e omologa la produzione agro alimentare, talvolta mettendo paradossalmente a dura prova anche la qualità e salubrità dei prodotti. Il vino diventa così un pretesto per portare l’attenzione su tutta la catena alimentare: dalla produzione alla nostra tavola. (…)

CONTROINFORMAZIONE

12 dicembre/ La strage di Stato
(aavv)

12 dicembre 1969 una bomba esplode in piazza Fontana: 14 morti ed oltre cento feriti (altri due moriranno in ospedale). È una strage di Stato, progettata ai livelli più alti, realizzata allo scopo di fermare le grandi mobilitazioni di massa che si stanno svolgendo in tutto il paese. Serve un colpevole a cui addossare ogni responsabilità: gli anarchici. Nella notte del 15 dicembre un anarchico precipita da una finestra della Questura: dicono che si è suicidato di fronte alle prove che lo inchiodavano…
Qui link ai doc etc

POSTPORNO/QUEER

cinePORNforum: Poetiche e politiche dell’osceno
Raccolta di spezzoni e analisi a cura di Slavina

La postpornografia tra arte, attivismo e intrattenimento
seminario composto di presentazione teorica, visione di materiali e dibattito
>info QUI
Definiamo post-pornografia il discorso critico e l’insieme di pratiche discorsive, artistiche e audiovisuali che propongono una nuova rappresentazione dei generi e della sessualità. Un dispositivo che è allo stesso tempo piattaforma d’azione e di intervento e che ha la finalità (implicita o dichiarata) di contestare l’immaginario sessista e gli stereotipi di genere.

MUTANTES: Femminismo Porno Punk” (2009)
di Virginie Despentes

Composto da più di 20 interviste, girate tra Stati Uniti, Francia e Spagna, il documentario dà la parola alle attiviste pro-sex e segue l’evoluzione del movimento dagli anni 80 ad oggi, dalle sue pioniere alle sue eredi attiviste in Francia e Barcellona.
Sono presenti immagini inedite riguardanti l’argomeno (spezzoni di film prodotti da attivist*, aggiornamenti sulle loro attività, archivi del loro lavoro, performance e cortei in strada etc).
Che si chiami pro-sex, post-porno o queer, questo movimento è del tipo rivoluzionario e creativo che ci spinge a riflettere su quello che è un’immagine pornografica, che cosa sia il lavoro sessuale, cosa sia il genere e sul punto di ciò che è il femminismo. (+ info)

TEKNO/PARANOIA

Black Mirror/White Christmas (2014)
di Charlie Brooker

Per chi non lo sapesse, Black Mirror è una miniserie televisiva britannica (due serie, 6 puntate, ognuna autoconclusiva) che invita a riflettere sul lato oscuro della tecnologia, dell’uso che ne facciamo già, forse quello che ne faremo… quello che ci farà fare o diventare come individui e come collettività.Cosa succederebbe se nella vita potessimo “bloccare” le persone come facciamo nei social network?
Oppure quanto la smart technology diventa  “smart” a livelli da incubo?