VAKHTANG ENUKIDZE È STATO AMMAZZATO DI BOTTE DALLE FORZE DELL’ORDINE DENTRO IL CPR.

OGGI MANIFESTAZIONE PARTENZA ALLE 14:30 PUNTUALI DAL PARCHEGGIO AL LATO DEL CPR.

AGGIORNAMENTI:
Ieri, nella necessità di diffondere la manifestazione di solidarietà il
prima possibile siamo riusciti a riportare solo una prima ricostruzione
parziale di ciò che era successo. Qui gli aggiornamenti ottenuti tramite
le testimonianze dei compagni di prigionia, che ci hanno chiesto di
diffondere le loro parole oltre quelle mura [su facebook e sulla pagina
web potete trovare l’audio]:

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È inizio settimana, Vakhtang non trova il telefono, non vuole tornare in
cella, resiste, viene picchiato finché non ne può più. Viene buttato in
cella, nella rabbia prende un ferro in mano e si fa male allo stomaco.
Dopo viene portato in infermeria, non più di una ventina di minuti,
torna e si mette a dormire, forse per i farmaci. Raccontano che il suo
corpo era rosso dai lividi delle manganellate.

Il giorno dopo si sveglia, aveva accettato di essere estradato e
riportato in Georgia, i compagni di prigionia dicono che gli fosse stato
detto di fare le valigie per partire. Alle 20 però torna.

Sta presumibilmente due giorni nel CPR, sta male, per le manganellate e
per il colpo nello stomaco, chiede aiuto senza essere soccorso.

Allora comincia a gridare, arriva la polizia che chiede a un suo
compagno di cella di collaborare passandogli fuori un ferro. Quando V.
lo vede aiutarli si arrabbia e i due iniziano a litigare, allora la
polizia entra e in otto accerchiano V., iniziano a picchiarlo a sangue,
si buttano su di lui con forza finché non lo fanno cadere e sbatte la
testa contro il muro.

Lo bloccano con i piedi, sul collo e sulla schiena, lo ammanettano e lo
portano via. “Lo stavano tirando con le manette come un cane, non puoi
neanche capire, questo davanti a noi tutti” ci ha spiegato un altro suo
compagno recluso.

Non dicono più niente a nessuno, raccontano agli altri detenuti che lo
stanno processando. Poi ieri qualcuno origlia una conversazione e scopre
che è morto. I compagni avvisano la moglie a casa, lei chiama il CPR e
nessuno le risponde.

Vakhtang è stato ammazzato di botte dalle guardie del CPR

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