LA SALMA DEL MILITE IGNOTO

Come ogni anno, agli inizi di Novembre, assistiamo alle penose “celebrazioni” di quell’immensa ed assurda carneficina che è stata la Prima Guerra Mondiale. Una guerra (inutile come tutte le guerre) che è servita solo a spianare la strada ai regimi totalitari postbellici e, pochi anni dopo, ad una guerra ancor più disastrosa.

Inutile ? Certamente è stato inutile il sacrificio di nove milioni di morti (seicentomila in Italia) inutilmente ammazzati, tra i quali è stata ripescata la salma di un povero caduto, un “milite ignoto” da imbalsamare come simbolo del militarismo patriottico. Assai utile invece per i grandi industriali che, comodamente imboscati nelle retrovie, hanno fatto i miliardi a spese del bilancio dello Stato: come la FIAT, passata da quattromila a quarantamila dipendenti durante il conflitto…

Vale la pena di leggere qualche riga dai ricordi di uno che in trincea c’è stato davvero:

“Tutti la guerra la facevamo per vigliaccheria, non per coraggio. Ci chiamavano e non avevamo il coraggio di fare il disertore: allora dovevamo fare la guerra.

In un primo momento avevano messo in prima linea anche i carabinieri sul Podgora, al Pneumo. Li hanno mandati all’assalto, ma ci sono rimasti tutti, la maggior parte uccisi dai soldati italiani che sparavano loro nella schiena.  All’ultima offensiva di agosto, alla quale ho preso parte a Gorizia sul Monte San Marco, è venuto un plotone di carabinieri da Udine con il motto ‘O morti o decorati”: Ma non li avevano mandati per andare all’assalto contro gli Austriaci ma per mandare gli Italiani ad ammazzare e a farsi ammazzare. Il primo assalto era andato male […] i carabinieri venivano a cercarci nelle gallerie, a vedere che mostrine avevamo sulla divisa. Se le avevamo da mitragliere ci lasciavano andare, ma se erano di fanteria allora voleva dire che si era scappati via dalla prima linea. Allora li prendevano e li tiravano fuori come maiali, quando li tirano fuori dalla stalla per ammazzarli: li mettevano su, davano un colpo di moschetto nella schiena… Quando vedevo queste cose, mi vergognavo, piangevo: ‘ma guarda quanto siamo vigliacchi, non siamo capaci di sparare a

Queste canaglie di carabinieri’.

Io non ho mai assistito a decimazioni, ma a Cormons avevano preso uno che aveva disertato dal fronte […] hanno chiesto se si voleva assistere alla fucilazione e, purtroppo, qualcuno è andato e ha detto che era uno strazio.

Un altro episodio del fronte. Natale del ’16- ’17. dicevano che il Papa si metteva in mezzo per fare la pace. Noi eravamo distanti dagli Austriaci circa 150 metri e verso le dieci – undici gli Austriaci e gli Italiani della compagnia di sinistra, sono usciti dalle trincee e dicevano: ‘italiani, speriamo che venga presto la pace’. E gli Italiani rispondevano: ‘Evviva la pace ! evviva la borghesia’, cioè essere civili, non più soldati. Ci domandavano: ‘Cosa avete mangiato voi ?’, ‘Noi abbiamo mangiato così e voi ?’, ‘Voi avete mangiato bene. Noi abbiamo miseria, non si mangia’. Si sono messi d’accordo di uscire dalle trincee e di fare scambio: loro portavano sigarette e noi pane […]” (Umberto Tommasini, “Il fabbro anarchico”, p. 77-78)

La versione originale (in triestino) dei ricordi di Tommasini (dagli inizi del ‘900 agli anni ’70) è scaricabile da QUI

Questa voce è stata pubblicata in Antimilitarismo e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.