Esprimiamo la nostra solidarietà alla N.E.A riguardo ai recenti fatti di censura fascista e repressione istituzionale che l’ha colpit* vedendosi negare sia a Portogruaro che a Pordenone diverse sale dove avrebbero dovuto tenere una serie di conferenze dal titolo “I GIORNI DEI RICORDI – storia, storiografia e manipolazioni sulle foibe e il confine orientale.
Riportiamo il comunicato del PnRebel che spiega i fatti e invitiamo alla partecipazione venerdì 10 alla Casa del Popolo a Torre di Pordenone.
NO PASARAN
LA NOSTRA AZIONE NON SI FERMA!
Ieri mattina abbiamo annunciato a mezzo stampa e tramite il nostro profilo facebook, l’aver regolarmente ottenuto la sala del Ridotto del Teatro Verdi di Pordenone con tanto di fattura emessa dallo stesso (250 €+iva) per svolgere la conferenza “I Giorni dei ricordi” il 10 febbraio. Nel tardo pomeriggio abbiamo ricevuto una telefonata per conto del presidente del Consiglio di Amministrazione del Teatro Verdi, Giovanni Lessio, in cui ci veniva comunicato, in via ufficiosa, la revoca dell’autorizzazione all’utilizzo della sala.
Le motivazioni sarebbero che “il 10 febbraio è una giornata troppo delicata”, così come poi apprendiamo dalla stampa dove Lessio viene interpellato e ribadisce che “la data è inopportuna”.
Facciamo il punto: a fine gennaio in una mail allo staff alleghiamo la locandina, spieghiamo il caso anticipando che era già stata negata la sala dal comune; ci viene risposto che il 10 febbraio la sala è libera con allegato il modulo per richiederla; viene spedito, riceviamo a stretto giro l’autorizzazione e paghiamo la fattura (tutta la documentazione la trovate in coda al post).
Incredibilmente solo “dopo l’annuncio pubblico sui giornali” veniamo ricontattati per la revoca, ovviamente chiediamo che venga messa nero su bianco e scopriamo però che non vengono date alcune motivazioni, non c’è traccia di quelle dette a mezzo stampa da Lessio, semplicemente si dice “con rammarico” che la sala non è disponibile. A questo punto le domande sorgono spontanee: Lessio concede le sale senza verificarne effettivamente la disponibilità? Non si era neppure accorto che la data “inopportuna” era già stata anticipata e spiegata? Come mai non ci si assume la responsabilità di motivare ufficialmente la revoca? Oppure qualcuno nel frattempo gli ha fatto una telefonata? La risposta noi la sappiamo, basta avere un po’ di buonsenso per capire che chi detiene il potere può permettersi di fare pressioni, minacce o peggio ancora dare semplicemente indicazioni a chi è pronto ad ubbidir tacendo.
La posizione del Comune è perentoria: “Questa conferenza non s’ha da fare, né ora e né mai” con Ciriani nelle vesti di un novello Don Rodrigo e Tropeano e Lessio nelle vesti dei bravi?.
Più che un accanimento questa è una vera e propria persecuzione da parte della giunta nei confronti degli antifascisti e delle antifasciste cittadini e annunciamo che questi atteggiamenti intimidatori non fermeranno né il regolare svolgimento dell’iniziativa né la nostra attività politica, sociale e culturale.
L’assessore alla cultura Tropeano sui giornali fa una parziale marcia indietro (o arrampicata sugli specchi) saputo del nostro esposto in procura, sostenendo che il problema non era il contenuto della nostra conferenza (ma non era negazionista?), ma il metodo con cui l’abbiamo proposta alla cittadinanza e al comune.
Tropeano e il Comune non hanno alcun titolo per intervenire, né sui contenuti delle conferenze che si svolgono in sale pubbliche né tanto meno sulle modalità delle stesse.
L’assessore che parla di “introdurre un contraddittorio” all’interno della conferenza, in realtà non ha mai cercato un dialogo con noi (nonostante fosse stata chiesta quasi un mese prima) ma ci ha sbattuto la porta in faccia, quindi non abbiamo idea di quale metodo stia parlando.
In ultimo vogliamo far rilevare che recentemente il Giudice Tito ha decretato che la fantomatica “Foiba di Rosazzo” non c’è, mettendo fine ad una propaganda che ha fatto capolino sui giornali con dichiarazioni roboanti per mesi, per poi vedere le fonti sgretolarsi, alcuni sostenitori dissociarsi e ora scoprire che era tutta una bufala.
Come si evince, la ricerca della verità è sempre una ricchezza, fare propaganda è antistorico, negare uno studio sociologico come quello proposto da noi è negazionismo, perseguire chi dissente è antidemocratico.
Il Comune di pordenone c’ha dato una lezione di come si possa tornare indietro di 70 anni in così poco tempo.
PNREBEL e NEA