Da parecchio tempo un silenzio quasi totale copre la vita dei reclusi del CIE di Gradisca. Dopo le rivolte estive il lager è stato semidistrutto ed ora rinchiude solo una sessantina di detenuti. In compenso si sta svolgendo un’accanita battaglia per ottenere il lucroso affare della gestione.
Il consorzio temporaneo d’impresa fra la francese Gepsa e tre soggetti italiani: Cofely Italia e le coop. Acuarinto di Agrigento e Synergasia di Roma che ha vinto la gara d’appalto non riesce a farselo assegnare per una serie di problemi burocratici. La Connecting people continua, di mese in mese, ad ottenere la proroga provvisoria della gestione (ed intanto affila le armi per un ricorso al TAR), sullo sfondo l’altra grande esclusa, la coop. Minerva (primo gestore dell’allora CPT) pare che abbia proposto a sua volta ricorso al TAR.
In questa vorticosa girandola di quattrini suona surreale la protesta degli “operatori” del CIE che, sostenuti dalla CISL, lamentano ritardi ormai biblici nel pagamento degli stipendi. Gli “operatori” pensano ad “azioni di lotta” anche se, bontà loro, intendono “garantire il servizio agli ospiti”…
Provino un po’ a pensare di cambiar mestiere ! Il lavoro di guardiano di lager, oltre ad essere ETICAMENTE DISGUSTOSO evidentemente non paga più neppure dal punto di vista economico !