Lettera dal carcere di Udine

Riceviamo e diffondiamo:

LETTERA DAL CARCERE DI UDINE
Mentre vi inviamo le seguenti righe – che a nostro parere sono degne di
essere diffuse, perché forniscono una visione, semplice e schietta, di quale
sia la realtà di chi ha la sventura di trovarsi nelle mani del Ministero di
Giustizia in periodo di pandemia – giunte alla nostra casella postale qualche
giorno fa, abbiamo saputo che due di noi sono sotto procedimento penale per
«istigazione a delinquere» e «diffamazione», accuse rivolte anche sulla base
di interventi al microfono e di un’intervista rilasciata alla web radio
“Radiazione”, in occasione di un presidio sotto il carcere di Udine, nel
dicembre scorso .
Queste accuse rispecchiano l’attualità della vocazione autoritaria contenuta
nelle norme del vigente codice penale fascista, come anche nel precedente
ordinamento liberale: strumenti sempre utili nel tentativo di criminalizzare il
dissenso e le lotte e, in poche parole, di provare a fermarle con procure,
tribunali, multe e carceri.
Ribadiamo semplicemente che queste intimidazioni non ci fermano nel dare
voce ai prigionieri.
Assemblea permanente
contro il carcere e la repressione
Udine-Trieste, maggio 2020
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Ciao amici,
[…] In quanto al resto, alcuni giorni fa ci hanno fatto il tampone, uno solo,
e dopo alcuni giorni un sovrintendente dell’istituto annunciava al microfono
che eravamo tutti negativi al tampone… E non solo:
circa 15 giorni fa un
detenuto, che però non si è visto, era in isolamento perché si pensava
dai sintomi che avesse il virus. E poi un detenuto ha visto arrivare
un’ambulanza, cioè operatori del 118 con il camice, e portare via questa

persona, che però noi non sappiamo chi fosse.
Qua ci nascondono tutto. Anche per paure di rivolte e comunque volevo anche
dirvi che, al di fuori delle 2 ore alla mattina e delle altre 5 ore il pomeriggio,
cioè dalle 13.00 alle 15.00, dalle 15.00 alle 17.50, dopodiché il restante delle
ore siamo chiusi.
Questo di essere chiusi in cella è già da 30 giorni, subito
dopo il giorno che succedette la rivolta. Trovo ingiusto che ancora da
allora tutti siamo rinchiusi in questi piccoli spazi di pochi metri quadri.
[…] Nella cella, di pavimento calpestabile abbiamo 90 cmq, meno della
distanza di sicurezza.
[…]
Sono prigioniero di questa cupola di bugiardi in cerca di istigarti a farti
morire
[…]
Qua non funziona nulla, è una cupola tra avvocati, giudici, magistrati,
assistenti di alto grado. La comandante bugiarda, la direttrice non si è vista
mai, lo stesso per la dirigente sanitaria […] completamente sparita, non più
vista. Dovete aiutarci e aiutarmi spingendo, pubblicando come avete sempre
fatto su tutti i media. La devono smettere di abusare, maltrattare, solo perché
hanno una divisa e perché, essendo qua dentro, nessuno viene a conoscenza
di cosa succede, e di come siamo sistemati in cella, e come si conservano il
loro stato.
[…]
Il magistrato di sorveglianza di Udine […] e il […] giudice di sorveglianza
di Trieste devono passarsi una mano sulla propria coscienza e fare
uscire le persone, non farle loro prigioniere. Qua la maggior parte dei
detenuti sono di piccoli reati, poi se hanno i requisiti falli uscire.
Bisogna che voi mi aiutate a segnalare che il personale è stato
contagiato, un medico, un assistente, e poi ho sentito di un detenuto
contagiato di Covid-19. Qua ci nascondono tutto, ci tengono all’oscuro.
[…] Da qua non è uscito nessuno con il decreto: un solo detenuto.
Tenetemi aggiornato. Vi abbraccio
Carcere di Udine, aprile 2020
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