…e ce l’abbiamo fatta… nuovo manifesto di Affinità Libertarie

aCome anticipavamo qui … di seguito il nostro nuovo manifesto collettivo…

Il collettivo Affinità Libertarie nasce nel 2011, da questa definizione che rimane ancora oggi il nostro punto di partenza.

“Affinità libertarie nasce dall’incontro di persone che provengono da comuni esperienze di lotta in Friuli per gli spazi sociali autogestiti, l’antifascismo, l’antirazzismo, l’antisessismo, l’antispecismo e contro le nocività. Partendo da queste caratteristiche l’intento è quello di creare uno spazio di comunicazione, riflessione ed azione antiautoritaria operando in maniera orizzontale, inclusiva e aperta al confronto.”

La scelta di chiamarci “Affinità” non è stata casuale. Riteniamo che le persone debbano tendenzialmente associarsi per similitudine. Con questo non vogliamo dire che nel nostro collettivo tutt* debbano pensare allo stesso modo o debbano essere interessat* alle stesse cose, anzi, ma che devono esserci delle basi condivise, un minimo comune denominatore tra tutte le persone e che noi abbiamo individuato nel pensiero anarchico e nel metodo libertario. Per questo ci siamo associat* tra noi e non con altr*.

Essere un ennesimo collettivo in una città frammentata, come si sente spesso dire, non è un difetto, né questione di essere settari/e.. Ci piace più pensare che la biodiversità sia sempre un arricchimento anche in questo campo, nella lotta e nella produzione del pensiero politico.

Nel 2012, sentendo l’esigenza di uscire dalle case in cui ci incontravamo e di riunirci in uno spazio che fosse politico, abbiamo aperto una sede in via Tolmezzo 87 per mettere in pratica le nostre istanze e l’autogestione.

Grazie a questi tre anni di iniziative, incontri di controinformazione e serate di socialità, il collettivo si è arricchito di persone provenienti da altri percorsi, da qui la necessità di ampliare la definizione di partenza tramite una discussione sui limiti e i pregi delle esperienze fatte fino ad ora insieme. In questi anni di pratica autogestionaria abbiamo capito che non basta l’intenzione per vivere concretamente un’esperienza libertaria. Non siamo infatti stat* immuni da meccanismi di delega, tendenze autoritarie, difficoltà a confrontarci e discutere… La necessità di fermarci a riflettere su questo magma di dinamiche è un passo fondamentale per la costruzione di una reale pratica orizzontale e il proseguio della nostra esperienza.

Chi siamo oggi? Le istanze di base non sono cambiate.

Siamo un collettivo libertario cui preme costruire relazioni orizzontali e praticare l’autogestione.

Ci troviamo in un periodo storico in cui la socialità è delegata ai social network, la discussione viene mediata da uno schermo e si riduce ad un’affermazione senza condivisone di pensieri e pratiche, dove regna l’individualizzazione e l’esibizione del singolo individuo a scapito di obiettivi e processi collettivi; in una società in cui ogni momento e occasione di incontro reale, che sfugge al consumo, viene duramente represso dallo Stato o incanalato in modalità innocue per la conservazione dello status quo.

Veniamo forzat* a rivolgerci alle istituzioni (come la famiglia, il lavoro salariato, il commercio, la psichiatria, la chiesa… ) per la nostra sopravvivenza, a mendicare le briciole di quelli che dovrebbero essere diritti base delle persone. Ci dicono come dobbiamo essere, cosa dobbiamo desiderare e come, secondo un determinato orizzonte normativo, quello della dipendenza e della delega, pena l’esclusione sociale quindi l’isolamento o la repressione e ce lo dipingono come l’unico mondo possibile. Noi sappiamo che non è vero grazie alla nostra piccola esperienza, per quanto imperfetta, e a tutte le persone che sono venute a trovarci per raccontarci la loro storia autogestionaria o di lotta.

Cosa vogliamo?

Abbiamo bisogno di trovare soluzioni radicalmente altre: il collettivo è la dimensione, lo spazio autogestito è il luogo fisico in cui pensarle e metterle in pratica.

Aprire una sede in affitto in Via Tolmezzo è solo un punto di partenza, ma non è il nostro obiettivo finale ossia uno spazio nostro, liberato senza compromessi e/o escamotage.

In questo momento stiamo sperimentando in piccolo quello che ci piacerebbe realizzare in futuro: diversi modi di organizzare concretamente la nostra esistenza e di vivere le relazioni.

Vogliamo dare a più persone possibili l’opportunità di autorganizzarsi anche solo in qualche aspetto della propria vita, per provare l’esperienza di poter fare tranquillamente a meno di capi, gerarchie, presidenti, responsabili…

Vorremmo che le persone prendessero l’abitudine a non delegare all’autorità e che dalla nostra stanza potessimo, più avanti, andare a fare le nostre attività in una più grande, in tant* e che magari nascessero altri posti per iniziativa di altre persone.

Via Tolmezzo è un cosiddetto “safer space” ovvero un luogo:

– libero da discriminazioni, autoritarismi, gerarchie e pregiudizi dove le persone possono sentirsi libere dalle oppressioni quotidiane e ci piacerebbe che chi partecipa si impegnasse in questo senso.

-lontano dalle logiche della socialità commerciale che esclude chi non ha certi privilegi economici: non ci sono clienti né consumatori/trici ma tutt* vengono coinvolt* nella gestione e nella riuscita della serata.

– lontano dalle logiche di sfruttamento di ogni essere vivente umano e non umano; per questa ragione i nostri buffet sono sempre vegan.

– di controinformazione: abbiamo fatto iniziative pubbliche su antisessismo, gender, consapevolezza dei media, linux, no tav, repressione, culture e popoli oppressi, laboratori diy, cineforum, astensionismo, lotte per l’ambiente, educazione libertaria, anarcoqueer, etc. Abbiamo anche un archivio digitale di materiale di controinformazione a disposizione di chiunque voglia consultarlo e ampliarlo.

…Un punto di incontro di persone che vogliono liberare energie per costruire assieme alternative, punti di resistenza, semi di creatività. Ci piacerebbe che l’autogestione diventasse l’esigenza di più persone possibile e che tutt* la sperimentassero.

 

 

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