Il 15 febbraio 2014 presso la nostra sede di in via Tolmezzo 87 a Udine si è svolta la presentazione del progetto Anopticon a cura di Epto (l’ideatore del progetto).
Le nostre città si vanno riempiendo di telecamere di sorveglianza e i mass media infondono artificialmente nella testa della gente una sensazione di insicurezza diffusa. Epto ha presentato dati che evidenziano come la televisione italiana sia quella che, in Europa, dedica maggiore spazio alle notizie di cronaca nera o comunque a quelle che destano allarme sociale, Al contrario non esiste alcuna evidenza scientifica che l’installazione di telecamere aumenti effettivamente la “sicurezza” nei luoghi in cui si trovano, né che le telecamere svolgano un ruolo risolutivo nelle indagini sugli eventuali “crimini” commessi.
Perché si installano sempre più telecamere anche se la loro utilità è dubbia? Secondo Epto è in primo luogo una speculazione economica perché un po’ in tutta Italia ci sono a disposizione contributi e incentivi sugli impianti di videosorveglianza, ci sono diversi progetti (regionali e nazionali) per l’installazione della videosorveglianza al livello urbano, questo rende l’affare allettante. I soldi vengono dalle tasse (sottraendoli ad usi più utili), da contributi europei, anche dalle eventuali multe (ad es. nel caso delle telecamere per rilevare l’accesso nelle ZTL).
Solo per fare qualche esempio: la CCIA di Nuoro offre alle imprese fino al 50% di contributo a fondo perduto sugli impianti di videosorveglianza. Anche diversi comuni mettono a disposizione mediamente 2000 € per ogni impianto privato. Il comune di Brugherio offre fino al 30%, disponibile anche per i privati che installano telecamere. La Regione Valle D’Aosta ha varato un piano di finanziamento a fondo perduto per le telecamere IP. La Regione Liguria stanzia fino a 6000 € per ogni impianto di videosorveglianza. Anche altre regioni hanno prodotto diverse “leggi sulle telecamere”, ovviamente per finanziarle. La CCIA di Verona invece mette a disposizione 2.200.000 €. La CCIA di Modena mette a disposizione un contributo del 40% ecc.
Un esempio colossale è quello del PON (Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013”). Si tratta di un vero e proprio erogatore di soldi, per varie iniziative, tra cui la videosorveglianza.
In ogni caso la diffusione delle telecamere favorisce il mantenimento di un clima di allarme diffuso e di insicurezza funzionale ai progetti di dominio di chi ci governa.
Neanche a farlo apposta il 19 febbraio il quotidiano locale “Messaggero veneto” ha dato notizia di un incontro del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, presieduto dal prefetto, proprio sul tema della videosorveglianza “perchè su Udine – scrive il giornale – ci sono almeno 340 telecamere che scrutano strade, palazzi, piazze. «Telecamere a circuito chiuso – spiega l’assessore all’Innovazione, Gabriele Giacomini –, su palazzi del Comune, che garantiscono immagini anche delle strade». Insomma, Udine scopre di aver un Grande Fratello a disposizione e il prefetto vuole una regia unica, che si traduce in una condivisione delle immagini fra tutte le forze di polizia. In altre parole: maggiore sicurezza.” (MV, 19.2.2014)
Ma che cos’è concretamente Anopticon ? è un progetto di schedatura delle telecamere di videosorveglianza negli spazi pubblici, portato avanti per mezzo della collaborazione della community di tramaci.org.
Nel concreto il progetto, attraverso la collaborazione dei propri utenti, ha raccolto la mappatura e la schedatura delle telecamere di videosorveglianza negli spazi pubblici cittadini, allo scopo di definire l’area videosorvegliata delle città.
Sono state mappate le telecamere delle città di Venezia, Padova, Foggia, Urbino, Solero (provincia di Alessandria), Alessandria, Pisa, Genova, Mestrino, Cassano d’Adda, Bari, Verona, Bologna, Vico Equense, Cassano d’Adda, Torino, Murano (Ve), Mestre (Ve) e Roma e ne è stata pubblicata in rete la mappa interattiva (Big Brother viewer). Sul sito è attivo un blog sulla videosorveglianza chiamato Anoptiblog.
Il nome deriva da Panopticon il progetto di carcere totale elaborato da Bentham. In Anopticon sono al contrario le persone carcerate a controllare il carceriere (“Grande fratello siamo noi che ti stiamo guardando !”).
Il progetto si occupa anche della censura su siti come Facebook e YouTube e ha prodotto motori di ricerca per la censura su questi due siti (YouTube Hot Crawler, o YTHC e Facebook Hot Crawler) e analisi in tempo reale della censura, con sua mappatura (YouTube Word Counter). Ha pubblicato in rete una lista di video censurati e parole censurtate su YouTube che è aggiornata ed archiviata dal 2009 ad oggi ogni 6 ore.
La relazione si è poi soffermata su altri sistemi di controllo dei nostri spostamenti (es i telefoni cellulari) e sul caso IMOB a Venezia.
IMOB è il sistema di biglietto elettronico adottato sui mezzi di trasporto pubblico a Venezia. I biglietti ed in particolare gli abbonamenti permettono il tracciamento del percorso dei/delle viaggiatori/viaggiatrici in totale spregio alle norme sulla “privacy”, dati che potrebbero essere utilizzati sia per il “controllo” sociale che per la profilazione commerciale.
In questo caso il comitato veneziano contro l’IMOB è riuscito a fare un bel casino proprio sfruttando le contraddizioni esistenti tra le politiche securitarie e la normativa che dovrebbe (teoricamente) tutelare la privacy. Con esposti al garante della privacy è stato possibile bloccare alcuni degli aspetti più pericolosi del tracciamento degli spostamenti delle viaggiatrici/viaggiatori.
Precedenti iniziative in via Tolmezzo sui temi del mediattivismo, della repressione digitale, dell’uso critico dei social network avevano visto la presentazione dei libri “+Kaos 10 anni di mediattivismo e hacking” sulla storia di Autistici/inventati (22 settembre 2012), “Nell’acquario di facebook” del Collettivo Ippolita (13 aprile 2013) e l’incontro con il collettivo Avana (Hacklab- Forte Prenestino di Roma (21 settembre 2013) sul tema “Crypt’r die: consigli per difendersi dalla repressione digitale”