NO TAV: arresti, perquisizioni, sgomberi

(da un comunicato FAT)
Giovedì 29 novembre. L’ultima puntata è di questa mattina. Perquisizioni e
arresti per 19 attivisti contro la Torino Lyon sono scattate all’alba: a
nove sono state imposti i domiciliari, ad altri 4 il divieto di dimora, a
sei l’obbligo di firma.
Nel mirino della magistratura due episodi della lotta No Tav degli ultimi
mesi. Il primo risale allo scorso 29 marzo, quando i No Tav resistettero
per tre giorni sull’autostrada al Vernetto di Chianocco, dopo lo sgombero
della baita e la caduta di Luca dal traliccio. In quell’occasione alcuni
No Tav contrastarono una “troupe” televisiva che filmava esibendo un
lampeggiante blu come quelli della polizia.
Il secondo episodio risale allo scorso agosto, quando venne occupata
simbolicamente la sede della Geovalsusa, una delle ditte collaborazioniste
nei lavori della Torino Lyon.
In contemporanea i carabinieri hanno attaccato il presidio di Chiomonte,
demolendo la casetta su strada dell’Avanà e ponendo i sigilli alla casetta
lungo la Dora, che gruppi di operai della ditta Effedue di Susa difesi
dalla polizia hanno chiuso con jersey e sbarre elettrosaldate.
Un’operazione a orologeria nello stile abituale della Procura di Torino. A
tre giorni dalla manifestazione di Lyon in occasione del vertice tra Monti
e Hollande sulla Torino Lyon. Monti porterà al suo collega francese le
foto dei lavori in Clarea e il fascicoli della procura.
Basteranno a cancellare il parere negativo della corte dei conti francese?
Forse sì, forse no. In fondo il disciplinamento dei movimenti contro la
devastazione ambientale è interesse comune dei due governi attivamente
impegnati a chiudere i conti con chi non ci sta.
I No Tav, sebbene non invitati, hanno deciso che non possono mancare
all’appuntamento. Un’occasione in più per mostrare a Monti e Hollande che
il movimento non si arrende alla loro violenza. Anzi!
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