Prima l’incapacità di indire uno sciopero unitario contro il governo Berlusconi (con CUB e COBAS che ne convocano uno per il 17 novembre mentre USB si orienta per il 2 dicembre), poi, di fronte al nuovo governo tecnico, CUB e COBAS mantengono la scadenza mentre USB la rinvia sine die. Infine sciopero il 27 gennaio indetto da USB e sigle minori (ma senza l’adesione di CUB e COBAS). Insomma la logica degli apparati e dei piccoli interessi di bottega sembra prevalere sulla necessità di una risposta unitaria ad un attacco di proporzioni devastanti.
Mentre i lavoratori autonomi (dai tassisti agli autotrasportatori ai “forconi” siciliani) bloccano città e grandi vie di comunicazione il lavoro salariato, cloroformizzato da decenni di egemonia dei sindacati concertativi, sembra incapace di prendere la parola (ricordiamo lo sciopero “di tre ore” indetto da CGIL CISL UIL contro la manovra).
Il composito mondo del sindacalismo di base, sempre più rissoso, rischia di rivelarsi inadeguato al compito per cui è nato: RIORGANIZZARE DALLA BASE LE LOTTE DEI LAVORATORI
una analisi da UMANITA’ NOVA