Per chi suona la campana?

PER CHI SUONA LA CAMPANA…

Come al solito vorrebbero zittirci insinuando che siamo troppo melodrammatic*. Che non sappiamo, oppure non vogliamo distinguere fra la discriminazione -quella vera- e un’innocua battuta goliardica, che ci impegniamo a fraintendere le situazioni per amore della polemica e dei rilfettori.

Questo sembra essere per l’ennesima volta il messaggio che traspare dall’articolo di Udine Today (https://www.udinetoday.it/cronaca/discrimazione-ragazzo-gay-pizzeria-udine.html) che riporta il caso di Felipe, ragazzo gay che ha denunciato, in un video diventato virale, il clima omofobo incontrato alla pizzera Campana d’Oro di Udine, dove il titolare e un altro membro dello staff hanno continuato a fare battute omofobe e moleste nei suoi confronti, spingendo lui e i suoi amici ad andarsene.

Ancora una volta ci viene fatto intendere che si tratta di un “caso di gogna mediatica”, di “presunti” atteggiamenti discriminatori, di un “malinteso”: ce lo spiega direttamente il titolare, alle cui scuse è dedicata una buona porzione dell’articolo. Valeva davvero la pena di rovinare la reputazione di un onesto lavoratore che si fa vanto di avere persone omosessuali in famiglia nonché un adesivo del FVG Pride in bella vista sulla porta del locale, soltanto per un’uscita infelice?

Peccato che quella che racconta Felipe nel suo video non sia un’uscita infelice, ma una serie di atteggiamenti molesti e omofobi che hanno portato la compagnia a decidere di andarsene dal locale ben prima di quell’ultimo scambio con il titolare.

Il racconto non APPARE come un caso di discriminazione, come vorrebbe farci credere il quotidiano – E’ UN CASO DI DISCRIMINAZIONE a tutti gli effetti. Il tentativo del titolare di gridare alla gogna mediatica e fare la vittima è patetico, ma è ancora più vergognoso che il coraggio di un ragazzo che si espone in prima persona parlando di un’esperienza umiliante venga fatto passare in secondo piano, rispetto alle presunte tribolazioni dell’onesto e omofobo lavoratore che pensava di farla franca soltanto perché sottovalutava la capacità di reagire di chi gli stava davanti.

È vergognoso che venga dato spazio per dipingere la giustificata indignazione della gente come “la valvola di sfogo di un popolo che ha pensato che con l’odio potesse vincere una sua battaglia” (cit).

Esprimiamo la nostra solidarietà a Felipe, che ha voluto condividere e denunciare la sua esperienza, esponendosi sui social con coraggio per parlare di una situazione che per lui è stata umiliante.

A Udine Today invece (ma anche al Messaggero Veneto) i nostri migliori auguri di imparare un giorno, speriamo non troppo lontano, a distinguere le molestie dalle goliardate e imparare a fare cronaca senza accarezzare la chioma al patriarcato, alimentando per esempio la cultura dello stupro (vedi articoli riferiti al famigerato centro stupri) o altri sistemi discriminatori come, in questo caso, l’etero cis-sessismo.

Della pizza della Campana d’Oro facciamo a meno e così auspichiamo che faccia tutta la gente maleducata come noi che dopo una molestia non dice “grazie prego scusi tonerò”.

Aggiornamento

Vorremmo dire qualcosa anche in  merito all’incontro avvenuto oggi tra le cosidette “parti”. Non sappiamo chi abbia avuto l’idea, in questo caso e quanto sia stata accolta favorevolmente dal protagonista di questa vicenda, quindi ci esprimiamo in generale e non entriamo nel merito del caso specifico.
Come femministx vorremmo lanciare una riflessione sulla validità del metodo del re-incontro/confronto tra la persona che ha subito una qualsivoglia molestia o violenza e chi l’ha messa in atto. Per noi è molto problematico soprattutto perchè è un’esposizione gratuita della persona offesa, a maggior ragione se l’obiettivo finale non è tanto quello di tutelarla ma di reintegrare e sbiancare la reputazione di chi ha agito la violenza, la molestia o la discriminazione. Pensateci.

Infine, come esito di questo incontro ci si auspica di poter “Educare al rispetto”…ma perchè un tale compito deve essere sempre scaricato sulle spalle di chi le discriminazioni le subisce?
Noi soggettività oppresse siamo davvero stanche di subire e poi dover anche portare il fardello di “educare” chi ci molesta, esaurite dal dover CONTINUAMENTE PORGERE L’ALTRA GUANCIA per salvaguardare l’abc del rispetto umano e far si che chi ci aggredisce possa mantenere una qualche dignità e salvare la faccia.

Siete ignoranti dei diritti umani?

Affari vostri. Educatevi da soli.

Non è nostro il compito di “redimere” o educare nessuno, tanto meno chi ci offre violenza sistemica su base quotidiana, non è nostro il ruolo di essere comprensiv* e accoglienti delle cosiddette buone intenzioni, in nome delle quali si condona tutto.

Noi non laviamo le altrui coscienze perché NON NE POSSIAMO PIÙ e crediamo semmai che sia il cis-etero-patriarcato in dovere di farsi un serio e urgente esame di coscienza.

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